Da Danta a Sappada
Danta di Cadore, stupenda stazione di villeggiatura, in magnifica posizione panoramica specialmente sul selvaggio e grandioso Gruppo dei Brentoni che si alza a meridione, sull' opposta sponda del Piave, ma anche sul variegato e impervio Gruppo delle Marmarole e sull' Antelao che appaiono regali a occidente oltre l'Ajarnola, la bella mole rocciosa di casa. Caratteristico, ed unico del genere nella vallata, è il campanile turrito. Di grande respiro sono le escursioni di ogni tipo con partenza dal paese.Borgo sereno, di gente laboriosa e attaccata alle tradizioni, anche religiose, Danta è uno dei centri più alti del Cadore, cantata da poeti e scrittori. "Patria di Antonio Doriguzzi Rossin, rivoluzionario dell' autonomia amministrativa e poeta-contadino, autore del Carlo-Leopoldo ossia Il Trionfo della religione) poema eroico stampato a Belluno nel 1844. I Santi Sebastiano e Rocco, entrambi nominati solennemente patroni di Danta nell' anno 1443, sono ricordati rispettivamente i120 gennaio ed il16 agosto.
Le processioni, che avevano Danta come luogo di passaggio o di sosta, sono documentate fin dal 1585 e la meta era la Collegiata di San Candido in Pusterìa. Quelli di Auronzo, per esempio, vi passavano il. .. 23 mai} in hac die itur cum Croce ad Sanctum Candidum de Alemania 1617 agosto 13 ... Vi partecipavano fino a cento fedeli con la croce davanti, poi veniva il Pievano (unico a procedere a cavallo), quindi il Mango, i Laudadori e infine il popolo orante. Al Romitorio di Santa Caterina di Cella di Auronzo i monaci distribuivano ai pellegrini, prima della lunga salita, acqua e pezzi di pane. Altrettanto facevano, all' arrivo, quelli di Danta. Per le Croci che stavano in testa alle processioni esistevano ferree regole di precedenza: la Chiesa Matrice di Santo Stefano aveva diritto a tre Croci, così come la Chiesa di Santa Maria di Candìde. Le chiese di San Pietro e di San Nicolò avevano diritto a due Croci ciascuna. Per il rispetto di queste norme ci fu una causa fra la Regola di San Nicolò e quella di San Pietro che si protrasse dal 1606 al 1728.
Anche i fedeli di Zoldo giungevano a Danta in processione per venerare San Rocco. La causale era un voto fatto durante la pestilenza del 1629. Durò poco perchè nel 1632 gli zoldani, causa la notevole distanza e le scomodità del viaggio, preferirono costruire a Bragarezza una chiesetta tutta loro, dedicata al Santo, commutando l'impegno con la Chiesa di Danta con il dono di una pregiata pianeta. Il pellegrinaggio degli zoldani era ricordato da un affresco visibile fino al 1898 quando fu demolito il vecchio campanile.
E i fedeli di Danta? Si muovevano anche loro. Anticamente fino alla Madonna di Luggau assieme agli altri comeliani poi, fino a non molti anni fa, alla Chiesetta di Sant' Anna a cercare protezione contro la siccità o le abbondanti pioggie che potevano rovinare la fienagione. Qualcuno lo fa ancor oggI.
Nota: attualmente è molto sentita la Processione della Madonna della Purità, la terza domenica di ottobre, con i coscritti diciottenni che portano l'antica statua per le vie del paese.
Molto, molto di più si dovrebbe e si potrebbe dire, ma ciò esula dagli intenti e dalle reali possibilità di questa pubblicazione che ha solo carattere prettamente spiritualescursionistico.
Danta racconta è un bel libro recente al quale rimandiamo tutti coloro che volessero approfondire l'argomento. Il percorso . Dalla piazzetta antistante la CHIESA DEI SANTI Rocco E SEBASTIANO a Danta di Cadore (1398 m) si segue la strada asfaltata verso ovest passando davanti al Municipio. Alta, sul colle, domina la CHIESA DI SANTA BARBARA (1437 m). Di fronte sta la mole dell'Aiàrnola, più lontano si erge superbo il Gruppo delle Marmaròle. Qua e là si scorgono modesti, ma significativi segni di fede. Ben presto si incontra un bivio con indicazioni per Ciaculla-Col PiMo. Si scende a sinistra verso la vicina discarica che resta a lato. Siamo sull' antica Strada del Centenaro e sullo sfondo, verso sud, appare un elegantissimo Monte Crìssin. Presto finisce l'asfalto e la stradina si fa ghiaiosa incontrando un altro bivio dal quale si continua diritti, trascurando la diramazione che sale a sinistra (si potrebbe qui giungere direttamente da Danta, ma è molto più ripido). A lato del torrentello che presto si incontra, affluente del Rio Màuria, affiorano interessanti strati di arenaria rossa. Poco oltre fa bella mostra di sé un fienile tipico a cui segue un altro ben ristrutturato.
Giunti al bivio con il sentiero che scende da Danta (per il Colo Costa dei Morte), si incontra un capitello dedicato a SANT'ANTONIO DA PADOVA (vedi foto p. 37) con una veduta mozzafiato sui vicini Crìssin, Pupéra-Valgrande, Brentoni. Appare, in basso, il centro di Santo Stefano di Cadore.
Ora la strada ritorna asfaltata, passa il capitello di SANTA RrTA DA CASCIA e raggiunge la piana di Santo Stefano (908 m) presso il ponte sul Pàdola. Continuando a destra si raggiunge in breve il CIMITERO MILITARE; passando il ponte, invece, si entra nel centro del paese, sulla piazza prospiciente l'antica CHIESA PIEVANALE. Fin qui circa ore 1 e 30 da Danta.
Ora si deve seguire, per poco più di mezzo chilometro, la Statale 355 verso Sappàda (est) fino al ponte sul Piave in località Tàmber. Si vede, in alto a nord ovest, il bel campanile turrito di Danta.
Passato il ponte si raggiunge l'antica Tardàga (Transacqua sulle carte) e si prosegue costeggiando il Piave che scende da est. Di fronte, sulla sinistra, appare la Cresta del Ferro nel Gruppo del Rinaldo. La strada sterrata e comoda raggiunge in breve il Camping Comèlzco (possibilità di tappa) e il capitello REGINA DELLA PACE dell'ANA di Campolongo. Una centrale elettrica disturba un po' il paesaggio ... Sfilano alcune case moderne. Una bella rapida del Piave attira l'attenzione proprio mentre si entra nel ridente villaggio di Campolongo di Cadore (940 m), un po' più a sud della stupenda chiesa del Segusini dedicata ai SANTI FILIPPO E GIACOMO.
Una fontana, una casa con CROCIFISSO, alcuni rustici, danno il benvenuto. Raggiunta l'arteria principale (via Frison, Strada Provinciale 465), la si segue verso destra (sud est), leggermente salendo fra le case. Al termine del paese, venti metri dopo il capitello di SANT' ANNA, si diparte sulla sinistra una mulattiera (segnavia CAI 313) che sale decisa, a tratti ripida e un po' sconnessa, verso il Passo della Dìgola.
Questo tratto è forse il più 'moderatamente' faticoso del "Sentiero Frassati", ma non è privo di grandi bellezze paesaggistiche ed ambientali. Ciò, unito al fatto che trattasi in definitiva di una stradina senza alcuna difficoltà tecnica, farà ben sopportare il dislivello. Raggiunto il Tabià Ronco del Pòpo (1394 m) che sta un po' discosto, la via diventa più accettabile. L'incontro con un ruscello e una fontanella ricavata da un tronco d'albero riporta il sorriso. Ora si entra in una stradina comoda che passa per il pascolo del Tabià della Dìgola (1652 m) dove fanno bella mostra alcune fontane scavate nei tronchi d'albero (nel dialetto locale = le salére). Per terreno argilla so che caratterizza questa zona si giunge in breve alla bella distesa prativa del Passo della Dìgola (1674 m) situato tra i potenti spalti rocciosi della Tèrza Media a sud e della Tèrza Piccola a nord. Si vedono benissimo, vicini, le Marmaròle ed il Popèra, gruppi giganteschi quanto selvaggi e l'Antelao che sfodera tutta la sua regalità. Poi tante altre cime, quasi dominanti la verde distesa di prati e di boschi che circonda Danta.
Il sentiero 313 continua verso est divallando sul rinomato e lussureggiante Bosco della Digola, ormai sul versante di Sappàda. Nei pressi della fatiscente casèra Tiimer di dentro (1650 m) si può prendere sia la stradina forestale a destra, più comoda ma più noiosa, che il vecchio sentiero 313 che passa per i ruderi della casèra Tamer di fuori (1663 m). Essi nuovamente si incontrano a quota 1350. Qui giunti, seguendo la stradina sterrata, si scende sempre nel bosco fino al Piave. Poco prima di questo, sotto un albero, si scorge un CROCIFISSO, quindi si passa il Piave su un doppio ponte di legno raggiungendo, oltre uno spiazzo, una carrareccia che si segue ripidamente fino alla borgata Lerpa (1225 m), la prima delle tante, la più occidentale dell' ampia vallata di Sappàda.
Seguendo sulla destra la Statale 355, lungo la quale si distendono le prime suggestive borgate che compongono Sappàda, si giunge alla grande chiesa parrocchiale di SANTA MARGHERITA dove termina la prima tappa del "Sentiero Frassati del Veneto in Comèlico e Sappàda".
Ore 6-7 da Danta. Vaste possibilità di ristoro e pernottamento in alberghi o pensioni (consigliabile la prenotazione). Cosa si può vedere il primo giorno . Chiesa dez Santi Rocco e Sebastiano di Danta. Documenti riguardo ad una chiesa locale risalgono al 1486 e al 1490, ma la tradizione popolare riferisce di una chiesa ancor più antica situata al Pian de San Bastian. Tra il 1786 e il 1790 viene ristrutturata e vi lavora il friulano Angelo Dal Fabbro, progettista anche di Santa Maria di Candìde. Altri lavori sono stati fatti negli anni 1939-40 e nel 1990. L'altare maggiore ha due statue lignee del 1929, opera dello scultore locale Guglielmo De Martin di Dosolédo. Francesco Vecellio ha dipinto la pala dei Ss. Rocco e Sebastiano sull'Altare della Madonna della Purità. L'Altare di San Giovanni Battista ha una pala con la Decollazione del Santo, opera di Tommaso Da Rin, mentre un altro altare ha una pala raffigurante San Giuseppe e Sant'Anna, dipinta da un certo Barberis, pittore romano, autore anche della pala di San Giovanni Bosco. Infine due statue lignee, una della Beata Vergine e l'altra di San Giuseppe, sono opera dello scultore gardenese Ferdinand Demetz. Chiesa di Santa Barbara. Posta in splendida posizione panoramica sopra 1'abitato di Danta, venne eretta a cominciare dal 171 O sul luogo di un semplice e antico capitello. L'ampliamento fu iniziato nel 1913-14, bloccato dagli eventi bellici e ultimato nel 1921-22. Al centro della facciata sta la statua lignea di Santa Barbara. Internamente, sull'unico altare, c'è un grande dipinto ad olio, opera di un ignoto pittore milanese, raffigurante la Santa. Ai lati, due statuette raffigurano le Sante Agnese e Ceolia. Dall' alto dominano le statue del Sacro Cuore e di Maria Ausiliatrice. Capitelli di Danta. All'inizio del paese, arrivando da Campitello, si vede sul colle una statua bronzea di Maria Ausiliatrice, posta nel 1994 dalla famiglia di un sacerdote del luogo. Il Capitello della Madonna di Fatima è sulla via Santo Stefano con un dipinto popolare firmato da Antonio Menia. Sempre in via Santo Stefano si trova pure il Capitello di Maria Auszlz'atrzi:e con una statuetta di terracotta dipinta (Maria Ausiliatrice e don Bosco, rispettivamente protettrice e fondatore dei Salesiani, sono molto venerati nella valle). Un piccolo Capitello di Sant'Antonio da Padova si trova salendo dalla piazza verso Santa Barbara. Dieci minuti oltre Santa Barbara si incontra nel bosco il Capitello della Madonna delle Grazie, edificato nel 1984 da un devoto locale chiamato Jaco (Giacomo). In via Marconi si trova una nicchia con la statua di Maria Immacolata posta nel 1963 . Poco più avanti, inserito in un capitello che appare antico, c'è un bel Crocz/isso ligneo. Presso l'incrocio per Ciaculla-Monte Piédo si vede il Capitello di Sant'Antonio da Padova dove la statua è più vecchia della struttura muraria, ricostruita nei recenti anni Ottanta. Un po' più avanti del bivio, presso alcune case nuove, si trova il Capitello della Madonna della Purità, rifatto nel 1981 sul luogo di uno più antico. Presso il campo sportivo si può ammirare il Capitello di Padre Massimzlz'ano Kolbe.
Lungo la discesa che da Danta porta a Santo Stefano per l'antica Strada del Centenaro, si incontra il Capitello di Sant'Antonio da Padova all'incrocio con il sentiero che proviene dal Col dei Morte (così chiamato perchè di qui quelli di Danta scendevano, anticamente, portando i loro morti da seppellire a Santo Stefano). Contiene una statua del Santo proveniente da un oratorio precedente al 1987, anno dello spostamento e della ristrutturazione in seguito all' allargamento della strada. Sempre sulla Strada del Centenaro, ormai in prossimità di Santo Stefano, si passa il Capitello di Santa Rita con statua in terracotta, ex voto della famiglia dell'unico sopravvissuto allo scoppio di una bomba che falcidiò tre persone durante un bombardamento nel 1944. In via Ante, a Santo Stefano, c'è un antico capitello, tradizionalmente considerato seicentesco, ma probabilmente più giovane, raffigurante sui quattro lati: Crocz/isso e Angelo sul davanti, un Santo Vescovo da un lato, San Rocco e San Carlo Borromeo dall' altro, quindi San Giuseppe sul retro (non visibile perchè inserito in proprietà privata). La tradizione vuole che sia stato costruito in occasione della peste del 1631 che, peraltro, fece in Cadore "solo" cinque vittime.
Presso il Cimitero c'è il Capitello del Sacro Cuore di Gesù con statua lignea dello scultore locale Appollonio Zanderigo di Candìde.
Cimitero Monumentale Militare di Santo Stefano. Fu costruito nel 1921 per accogliere in un grande simbolico abbraccio i Caduti della Grande Guerra. Contiene 947 Soldati, di cui 831 Italiani, 109 Austro-Ungarici, 1 Ascaro, 1 Boemo, 4 Alpini caduti in Albania nella seconda Guerra Mondiale e 1 Alpino Ignoto ritrovato nel 1983 sul Ghiacciaio Alto di Popèra.
Chiesa di Santo Stefano di Cadore. Tradizionalmente è riconosciuta come la più antica del Comèlico, la seconda del Cadore dopo quella di Pieve. La più antica citazione risale al 1208, anno in cui fu elevata a Chiesa Matrice delle altre chiese comeliane. Rimaneggiata nel 1478, conserva solo nella slanciata struttura absidale i caratteri costruttori tardo gotici. Tutto il resto venne sovvertito durante i lavori radicali che durarono dal 1662 al 1675, diretti dal cappuccino Tommaso Simonetti, progettista e iniziatore dei lavori, e da Pietro Nidegatscher che li ultimò. L'affresco sul fregio triangolare della facciata è opera di Clauco Benito Tiozzo. All'interno: da sinistra il seicentesco altare ligneo della Passione eseguito dalla bottega Ghirlanduzzi da Cenéda e 1'altare dedicato a San Giovanni Battista con pala de Il Battesimo di Gesù eseguita da Gregorio Lazzarini. L'Altare di Sant'Osvaldo raffigura il Vescovo e il ritratto del donatore, forse opera dei Frigimelica. La Confraternita del Santo Rosario è stata restaurata nel 1946 da Anton Mussner, autore anche della statua lignea della Madonna ivi contenuta. Dell'Ottocento sono le tele dei due altari centrali, del cadorino Tommaso Da Rin, datate 1884. Le tele raffiguranti il Serpente di Bronzo e r;Ultima Cena sono opera del pittore milanese Cristoforo Monforti, autore anche di alcune delle 14 tele dei Santi Protettori le Regole del Comèlico; il tutto eseguito negli anni tra il 1672 e il 1674. Un'altra grande tela raffigura il Martirio di Santo Stefano, di ignota mano della scuola tardo-cinquecentesca. Del Seicento sono le pregevoli Via Crucis e dell'Ottocento la decorazione della balconata del palco e gli affreschi ogivali raffiguranti i Profeti Elia, Isaia, Geremia e La Fede nel culmine absidale. Sotto il pavimento centrale è posta la Cripta, che è murata, e ospita i resti di alcuni importanti personaggi seicenteschi del luogo.
Nota: a Santo Stefano si tiene, la prima domenica di ottobre, la ProcesszÒne della Beata Vergine del Rosario con la statua portata a spalla dai coscritti attraverso le vie addobbate con archi di rami d'abete. Stessa cosa con la Processione della Madonna della Salute nella vicina Campolongo la terza domenica di agosto.
Chiesa Madonna delle Grazie a Transacqua. Di pertinenza della casa padronale J anesi - Bettini, è stata edificata nei primi anni dell'Ottocento su modello antico. Internamente la volta e le pareti del coro sono affrescate con immagini della Santissima Trinità e Santi. La volta ospita una immagine della Madonna. Una pala raffigura la Madonna delle Grazie.
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo a Campolongo. L'attuale è del 1858, eseguita su progetto del Segusini, con pianta ottagonale e insieme architettonico classicheggiante. Pare che la chiesa esistesse già nel XIV sec. All'interno due dipinti sono del XVII sec., di autore ignoto. Uno raffigura la Crocifissione ed è datato 1686 ed ha il nome del donatore, 1'altro rappresenta la Madonna tra Angeli e Santi, con in basso il ritratto ed il nome del donatore. Capitello dell'Immacolata Concezione e Regina della Pace, presso il Campeggio Comèlico, collocato nel 1994 dal Gruppo ANA di Campolongo nel quarantesimo di fondazione.
Capitello di Sant'Anna con Maria Bambina, all'inizio del sentiero per il Passo della Dìgola. Vi è riportata la data originaria: XDXV (1565) ed è stato restaurato di recente con rispetto per la struttura. Tradizione vuole che le donne con problemi di fertilità qui sostassero a pregare invocando l'aiuto della Santa; quindi risalivano la Val Frison per recarsi in pellegrinaggio al Santuario di Sàuris.
Chiesa di Santa Margherita a Sappàda. Una antica chiesa esisteva prima del 1119, anno in cui è citata in documenti di Aquileia. Ma si deve giungere al 1602 per avere notizie dettagliate: si accenna alle non buone condizioni, alle misure dell' aula, alle pitture del coro, al portico. " tanto da avere un'idea ascrivibile ai tipi di costruzioni gotico-alpine come tante altre nel cadorino. Gli anni dal 1637 al 1659 passano solo per avere le concessioni; negli anni dal 1670 al 1674 si realizza l'Altare della SS. Trinità; nel 1690 la Sacrestia; nel 1706 il Battistero; nel 17 46 un Tabernacolo in pietra ... per sentirsi dire che le cose non erano "fatte a regola d'arte". Nel 1772 si rifà la procedura e nel 1777 viene finalmente concessa una nuova autorizzazione a procedere incaricando "mistro Tomaso von Lienz" che termina i lavori nel 1779 dandoci quella che è in effetti la chiesa attuale. Le Figure dei Santi dipinte nelle nicchie della facciata sono del 1926, di Giovanni Battista Moro. All'interno si ammirano affreschi nella volta dell' aula e Coro (l'Assunta e Santi), nella volta (Glorificazione di Santa Margherita), nel catino (Croczfissione), poi la Morte di San Giuseppe ed il Martirio di Santa Margherita, tutti di mano del pittore Francesco Barazzutti da Gemona del Friuli e datate 1907-1908. Degni di menzione sono: la pala dell'altare maggiore con la Santa Titolare, !'Immacolata e la 55. Trinità del 1802 di Johan Renzler "tyrolensis" e la pala della "svizzera" Madonna di Einsiedeln, mentre l'Altare di Sant'Anna ha statue di fattura locale.
Le Cappellette di Sappàda. A Borgata Lerpa si incontra la Cappelletta di Maria Immacolata. A Bach la Cappellett4 di Sant'Antonio da Padova del 1726. A Muhlbach la Cappelletta del Calvario e la pregevole Via Crucis che inizia con il Capitello dell'Orto del Getsemani. Le statue lignee sono opera di Cristoforo Kratter di Sappàda che le scolpì per adempiere ad un voto fatto per essere scampato al combattimento tra francesi e austriaci che, tra il 1797 e il 1800, si contendevano la zona. Il voto prevedeva la costruzione dell'intera Via Crucis che il pio Cristoforo creò con le proprie mani. Il figlio Pietro, nel 1861, restaurò e migliorò il complesso e sulla sommità del colle fece costruire la Chiesuola del Calvario. In Borgata Hoffe si trova la Cappelletta di San Giovanni Bosco, restaurata nel 1954. A Kratten c'è la Cappelletta della Madonna di Lourdes del 1914. In Borgata Soravia si ammira la Cappelletta di San Giuseppe del 1891, mentre a Ecke si incontra la Cappelletta di Sant'Antonio, ricostruita nel 1930. A Puiche si può ammirare la Cappelletta di Maria Assunta costruita nel 1901 e alla Borgata Cretta quella della Santissima Trinità.
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