I sentieri Geologici
Val Comelico - Le rocce
Sentiero Geologico del Col Quaterna
Sentiero Geologico del Monte Cavallino
Lungo i sentieri del Comelico si possono incontrare le rocce più antiche della catena alpina, formatesi in mari perduti nel tempo, di ben 500 milioni di anni fa. In quel tempo la vita sulla Terra conosceva la sua prima, grande esplosione che, tuttavia, si limitava solamente all'ambiente marino, mentre i continenti emersi ne erano completamente esclusi. Purtroppo, di questi antichi esseri non è rimasta alcuna traccia nelle rocce del Comelico a causa delle vicissitudini subite nel corso della storia geologica che le hanno profondamente trasformate. Originariamente si trattava di sabbie, limi e argille deposte in un mare situato a non grande distanza dai continenti emersi.
Con il lento trascorrere del tempo, questi sedimenti si cementarono, trasformandosi rispettivamente in arenarie, siltiti e argilliti che dovevano contenere abbondanti tracce della vita sottomarina. Ma, sepolte dai sedimenti successivi, finirono a profondità ingenti, oltre 4000 m al di sotto del fondale marino e, quindi, subirono enormi pressioni ed elevate temperature.
Ciò non bastasse, queste rocce vennero coinvolte nello scontro fra due antichi continenti che produsse una primordiale catena montuosa denominata Catena Ercinica, risalente a circa 300 milioni di anni fa. La zona, tuttavia, venne coinvolta solo marginalmente e, con tutta probabilità, costituiva una fascia di rilievi esterni alla catena principale il cui "cuore" si trovava in Europa Centrale. Questo complesso di fenomeni trasformò profondamente le originarie rocce che vennero ripiegate e fratturate con intensità estrema. Perfino i minuscoli granuli di limo o di argilla, costituiti da minerali caratteristici, si trasformarono in altri più stabili in quelle condizioni di temperatura e pressione; essi, quindi, ricristallizzarono assumendo forme cristalline diverse e, in generale, ad abito lamellare.
Questo complesso di fenomeni viene indicato con il nome di metamorfismo e il prodotto della sua opera come rocce metamorfiche. Purtroppo nella ricristallizzazione vengono cancellate le eventuali tracce della vita contenute sotto forma di fossili; le eccezioni, infatti, sono rarissime. A questo punto le arenarie si trasformarono in meta-areniti, e le siltiti e le argilliti in meta-peliti. Tutte queste rocce vengono pure indicate con il termine generico di filladi. All'interno di queste rocce vi erano pure dei porfidi e dei graniti che erano frutto dell'attività vulcanica verificatasi circa 450 milioni di anni fa, nell'Ordoviciano Superiore. Si tratta dello stesso tipo di magma che, in parte aveva raggiunto la superficie e dato luogo a colate esplosive trasformate poi in porfidi, in parte si era solidificato in profondità dando luogo ai graniti. Il processo metamorfico modificò anche la loro struttura trasformandoli nei cosiddetti "porfiroidi" e "onogneiss". Man mano che ci si sposta verso gli strati superiori, si notano alcune modeste variazioni nella loro composizione e, in generale, il metamorfismo diminuisce gradatamente. Sono state così distinte formazioni rocciose con nomi differenti come la Formazione della Val Digon, la Formazione di Val Visdende e la Formazione di Fleons. Quest'ultima, in particolare, è caratterizzata dalla presenza, nelle arenarie primordiali di cui è formata, di una rilevante quantità di ceneri vulcaniche che le conferiscono una caratteristica colorazione verdastra. La parte superiore di questo complesso è rappresentata da antichissime rocce calcaree, cioè dovute al lento deposito di antichi gusci di animali marini o di loro frammenti e, in seguito cementati insieme a formare una massa compatta. Ma, anche questi hanno subito un leggero metamorfismo che li ha trasformati negli attuali "marmi" sempre costituiti da cristalli calcarei, ma di dimensioni decisamente maggiori. La loro struttura è costituita oggi da sottili laminazioni chiare e scure fittamente ripiegate in una serie infinita di volute.
Sentiero geologico Monte Cavallino
Il loro aspetto generale è veramente pregevole e questo li rese oggetto di cava quale pietra ornamentale.
Tutte queste rocce formavano l'antica catena ercinica la quale compì tutte le tappe della sua vita geologica: sorse dal mare, si innalzò verso il cielo per poi essere lentamente demolita dall'erosione fino a trasformarsi in una pianura ondulata che venne di nuovo sommersa dalle acque marine. Tutte queste tappe sono oggi testimoniate dalle rocce che si trovano al di sopra degli scisti. La più caratteristica di esse è la formazione delle Arenarie Rosse di Val Gardena, facilmente distinguibile da tutte le altre per il suo caratteristico colore vinato. Si tratta di antiche sabbie e limi provenienti della demolizione dell'antica catena montuosa e deposti da fiumare effimere in una pianura a clima desertico. Il contatto vero e proprio con le filladi sottostanti avviene attraverso l'interposizione di potenti bancate di ghiaie grossolane formate da grossi ciottoli di quarzo e di filladi che vengono denominate "Conglomerato di Sesto". Essi dimostrano l'esistenza di ampie conoidi di deiezione che raccordavano i rilievi con la pianura attraverso pendii piuttosto inclinati che solo in un secondo tempo, dopo la demolizione completa dei rilievi, vennero inglobati nella pianura vera e propria. 11 flusso dei principali corsi d'acqua avveniva in direzione est e solo nella bassa pianura sono state trovate tracce di paludi temporanee assieme ad impronte di animali terrestri. 11 conglomerato di Sesto e le Arenarie rosse di Val Gardena sono tutto ciò che rimane dei rilievi montuosi che furono smantellati completamente, non sono altro che le loro briciole. Gli scisti che recano ancora impresse le tracce della grande collisione dei continenti, infatti, non sono altro che le "radici", le "fondamenta" di questi monti. Le Arenarie Rosse furono gli ultimi depositi continentali prima del ritorno del mare. Sopra di essi, infatti, si incontrano strati di gesso alternati a livelli argillosi. Si tratta del tipico deposito di un mare poco profondo, lagunare, delle vere e proprie saline naturali in un clima tropicale. Per visualizzare il possibile aspetto della zona si immagini l'attuale laguna veneta trasportata lungo le coste dell'Arabia. I gessi rappresentano il primo deposito che si produce facendo evaporare lentamente l'acqua di mare entro bacini chiusi con scarso interscambio con il mare aperto.
Sentiero geologico Monte Cavallino verde
Ma il mare avanzò lentamente verso ovest divenendo via via più profondo, e così sopra i gessi si incontrano oggi strati di calcari scuri alternati a livelli argillosi che rappresentano il deposito di un mare appena più profondo del precedente. Mentre i calcari si producono attraverso l'accumulo di minuscoli frammenti di gusci animali, le argille sono frutto dell'erosione di rocce affioranti sul vicino continente. I gessi, i calcari e le argille (marne) vengono comprese nella Formazione a Bellerophon, che prende il nome dal mollusco fossile che si rinviene nei calcari e possiede la forma di una piccola chiocciola di mare erbivora. Questi sedimenti risalgono a 250 milioni di anni fa e con essi termina l'era paleozoica lasciando il posto alla mesozoica. Finisce cioè l'epoca degli "antichi animali" e inizia quella degli "animali di mezzo". Ciò è dovuto al verificarsi di un grande cataclisma, ancora sconosciuto, che cancellò dalla faccia della Terra la gran parte degli esseri viventi; da questo momento la vita sulla Terra sarà completamente diversa dalla precedente, inizia l'epoca dei dinosauri che a loro volta vennero spazzati via dalla catastrofe di 65 milioni di anni fa che sappiamo essere stata causata dall'impatto di un enorme asteroide. Sopra questi strati si incontra una formazione in gran parte calcarea, ma con una zona intermedia costituita da caratteristiche arenarie rosse con frequenti tracce d'onda come avviene attualmente sulle sabbie dei fondali marini poco profondi dell'Adriatico. Questi strati vengono compresi nella cosiddetta ,Formazione di Werfen. Immediatamente al di sopra vi sono le tracce di un'ulteriore fase lagunare analoga a quella precedente in cui si formarono i gessi, ma questa volta essi si depositarono in sottili strati alternati a crostoni dolomitici anch'essi tipici di questi ambienti. La successiva dissoluzione dei gessi ha determinato il collasso della massa rocciosa che oggi si presenta come una breccia spugnosa o "dolomia cariata" (Formazione del Serla Inferiore). A questo punto della storia geologica del Comelico il clima caldo e asciutto e le condizioni marine con acque limpide favorirono uno straordinario sviluppo delle scogliere di tipo corallino. In "pochi" milioni di anni si formò così una gigantesca costruzione che ancora oggi possiamo ammirare nella sua grandiosità (M. Popéra). In Comelico superiore non vi sono depositi più recenti, e ciò è dovuto al fatto che una gran parte di essi è stata erosa e cancellata per sempre. Tutte queste rocce, dalle filladi fino alle scogliere coralline, vennero poi coinvolte nello scontro fra il continente africano e quello europeo dalla cui cicatrice ebbe origine l'attuale catena alpina. Per le filladi, i porfiroidi e per i marmi era la seconda volta, e ciò spiega le loro condizioni di estrema deformazione e fratturazione rispetto a quelle posteriori al Conglomerato di Sesto.
La glaciazione