Da Padola a Selvapiana
DA PADOLA A SELVAPIANA
L'ampia vallata superiore, dominata dalle cime superbe del Gruppo del Popèra e dalla cima appuntita del Quaternà, è caratterizzata, come d'altro canto tutto il Comèlico, da ampie praterie e da immense distese di abeti.Il Comune di Comèlico Superiore non esiste come paese. Molti arrivano fin quassù e lo cercano per poi sapere che solo >l'entità amministrativa si chiama così, ma in realtà i paesi (o le Frazioni, o le Regole che dir si voglia) sono quattro: Candìde, Casamazzàgno, Dosolédo e Pàdola. La solinga e dimenticata Sopàlù, ricca di ben dieci abitanti che meriterebbero più considerazione (ma forse stanno benissimo laggiù, in riva al Pàdola brontolone, fuori dai rumori e dallo smog) non è neppure frazione e storicamente è legata a Candìde.
Quassù c'è l'unica piana del Comèlico, oltre a quella fiabesca di Visdende. Per questa piana, di Moié e l'Antràgu, si giunge alla perla della valle: la Valgrande, con il perfetto verde circolare di Campotrondo che ha un nome che più indovinato di così non si può ... Al di sopra è tutto un rincorrersi di cime dolomitiche, alcune superiori ai 3000 metri, teatro di scontri durissimi nel primo conflitto mondiale; teatro di ardimenti alpinistici da allora ad oggi.
Valgrande è da sempre la speranza turistica della valle: per la posizione amena e ricca di possibilità escursionistiche; per la vicinanza a vie di roccia e rifugi prestigiosi; le sue inimitabili piste per lo sci di fondo; per il suo vecchio "Albergo Vittoria" che vide i bagni salutari, nelle acque solforose e ferruginose, di prìncipi e personaggi illustri; per il suo passato di
"Colonia Alpina" di pregio; per 1'attuale realizzazione di un Centro Termale che dovrebbe farla riemergere da un torpore che dura da troppo tempo .
Fra la Canonica e la CHIESA DI PÀDOLA inizia, oltre la piazza, una strada che si inoltra pianeggiante verso la radura dov' è un albergo e i campi di sci.
Giù in riva al Torrente Pàdola si scorge la bella CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE.
Dal fondo della breve piana la strada inizia a salire, passa il CAPITELLO DI SANTA TERESA, e va a terminare al vicino Lago di Campo. Prima dell'ultima rampa che porta a quest'ultimo, proprio all'altezza di un gruppetto di conifere su un belvedere con panchina (q. 1260 m ca.), si prende a destra per seguire la condotta d'acqua che alimenta la centrale di Sopalù e la cui serpentina ben si distingue fra i prati (la condotta si potrebbe prendere già nella parte alta del paese e seguirla fin qui, in bella progressione panoramica, passando alti a ovest, sopra l'abitato). Nei pressi sta il CRISTU D' TAVÈLA (vedi foto p. 67).
Ben presto si passa un ponticello, si entra nel bosco e si procede sempre sul sentiero della condotta (visibili di tanto in tanto le tubazioni), senza deviare sui percorsi delle piste di fondo. Il tratto è quasi pianeggiante, immerso nel fresco del bosco, con squarci di vedute sulla Spina, sul Quaternà e sulla piana di Moié e di l'Antràgu. Giunti a Valgrande si incontra il Torrente Rìsena che viene dai ghiacciai del Popèra. Passato il ponte si entra in Valgrande. Andando invece per pochi minuti a sinistra, prima per il bosco piano, poi salendo a lato delle acque, si giunge alle sorgenti solforose e ferruginose (1315 m) dette dell' acqua puzza (che saranno utilizzate dal vicino Centro Termale di Valgrande).
Oltre la caratteristica costruzione del Soggiorno don Bosco (il vecchio "Albergo Vittoria" dei primi Novecento, 1274 m) e il Giardino Botanico Gemme (creato dal salesiano don Marinelli, attualmente quasi abbandonato, ma ancora ricco di flora speciale; informazioni presso i Padri Salesiani del "Soggiorno") si stacca sulla sinistra (ovest) una stradina sterrata che corre fra l'immenso Campotrondo (campo rotondo, appunto) e il Torrente Rìsena.
Questo nuovo sentiero porta il n. 171 e rappresenta un'ottima alternativa alla lunga e noiosa salita per la strada asfaltata che collega Valgrande alla conca di Selvapiana.
La salita sul 171, dunque, è piacevole; il sentiero è sempre buono e
costeggia illlisena passando, infine, sotto il Sasso di Selva piana dove, a quota 1519 m, incontra sul torrente il sentiero 151 che va a sud (e che si percorrerà nella sesta tappa).
Dal torrente si sale verso destra nel bosco, brevemente, quindi si entra nella conca verdissima e silente di Selvapiana dov' è l'accogliente Rifugio "Itala Lunelli" (1568 m).
Ore 4 circa da Pàdola.
La Chiesa di San Luca a Pàdola -è un'opera realizzata dal 1862 al 1869 su progetto dell' arch. Segusini; questo illustre artista fu apprezzato realizzatore del rifrabbrico sistematico in Comèlico. (Il paese di Pàdola era andato distrutto e raso al suolo nel furioso incendio del 1845 quando solo due case rimasero illese. Il misero villaggio fu visto dagli inglesi Gilbert e Churchill durante il loro
viaggio del 1868; Gilbert riportò nel suo volume le impressioni dello squallore in cui Pàdola era ridotta).
Si ha notizia dell'esistenza di una antica chiesa risalente al 1394 e di rimaneggiamenti anteriori al 1470, anno documentato della consacrazione. Subì poi degli interventi anche nel XVII secolo. I due altari laterali (Madonna del Carmine e Santi Silvestro e Fermo), uno in marmo, l'altro in legno, sono ottocenteschi. Ai lati del primo si notano alcuni gruppi scultorei: Sant'Anna con Maria Bambina e San Giovanni Bosco con San Domenico Savio; la pala raffigurante la Madonna del Carmine è opera di Tommaso Da Rin. Ai lati del secondo, dedicato a San Silvestro Papa e a San Fermo, la cui pala è sempre del Da Rin, sono poste le statue di Santa Teresa del Bambin Gesù e di San Pio X. Dietro l'Altar Maggiore si vede il trittico appartenuto all' antica chiesa, nelle cui nicchie sono situate le statue di San Giuseppe, San Luca, San Fermo. L'abside è affrescata con scene della Pentecoste, opera eseguita nel 1865 dal De Lorenzi, sacerdote friulana, autore anche delle due grandi tele ai lati dell' Altar Maggiore:
Natività e Gesù dodicenne al Tempio. Dello stesso pittore sono gli affreschi della volta: la Gloria dei Santi e I Quattro Evangelisti.
Sempre a Pàdola c'è l'elegante Chiesa della Madonna delle Grazie, edificata nel 1859 a forma esagonale, su progetto dell'ing. Francesco Sandi. Fu eretta per adempiere ad un voto fatto nel 1848.
A sud del paese, presso il cimitero, c'è il Capitello di San Giovanni Bosco voluto dalla maestra Maria De Martin. Presso la vecchia cava, sulla strada per Danta, si incontra il Capitello del Sacro Cuore di Gesù. In via P. F. Calvi si possono vedere i capitelli all'Immacolata Concezione e alla Madonna del Rosario.
Il Capitello di Santa Teresa del Bambin Gesù, appena a nord di Pàdola, è stato edificato nel 1958 da un reduce della Seconda Guerra Mondiale. Questi, mentre era in Montenegro, fece voto di edificarlo se fosse ritornato vivo al suo paese natio. Nel 1975 è stato ristrutturato e vi è stata collocata l'attuale statua, opera della Scuola dei "Piccoli Artisti" di Pàdola diretta dal compianto don Giovanni Fozzer.
Salendo verso il lago Campo si vede il Cristu d' Tavélà' (Crocifisso della loc. Tavéla.
Nota: la Processione della Madonna del Carmine si tiene a Pàdola la seconda domenica di luglio e la statua viene portata dai coscritti diciottenni lungo le vie abbellite da grandi archi di abete.
Sulla strada per Valgrande, in loc. Cianpdél (Campitello) si può vedere il Capitello di San Giuseppe.
A Valgrande, più precisamente in località Entraghe (localmente Antràgu), a lato di una radura presso un bivio, si può visitare la Cappelletta dello Spirito Santo voluta ed edificata nel 1989 da Pietro Staunovo Polacco di Dosolédo, su disegno dell' arch. Pellegrini. Ha un piccolo altare, sul cui fronte è posto un dipinto popolare raffigurante gli Apostoli; un bassorilievo in legno è sullo sfondo. Sempre a Valgrande, poco discosto dalla Cappelletta, c'è un capitello risalente agli anni intorno al 1920, con il tetto in cemento coperto da fitta zolla erbosa, contenente una statua di Sant'Antonio da Padova.
Abbastanza fuori dal nostro itinerario (ma da Selvapiana vi si può giungere comodamente per la mulattiera che si stacca dal terzo tornante della stradina bianca che dal Rifugio Lunelli sale a Colesèi), tuttavia degna di una menzione e anche di una visita, è la Cappella di San Michele al Passo di Monte Croce Comèlico. Il piccolo edificio devozionale ha origine da un voto fatto dalla Guida alpina Michele Happacher di Sesto in Pusterìa dopo due gravi incidenti avvenuti in parete nel corso dello stesso anno. Costruita nel 1993 è dedicata ai Santi Michele e Bernardo, quest'ultimo adottato anche quale patrono degli alpinisti. Gli affreschi sono opera del pittore austriaco Herbert Beger.
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